lunedì 28 gennaio 2008
Sub Prime: Punta dell'iceberg?
La bolla finanziaria dei mutui subprime è nata per mezzo della deregolamentazione e distruzione del sistema ipotecario tradizionale ela nascita successiva di “innovazioni” in campo finanziario degli ultimi anni. Tutto ha inizio nel 1982 quando con la legge Garn- St.Germain viene abolita la disposizione anti-usura che stabiliva il tetto del 10% agli interessi che una banca poteva richiedere ai propri clienti. Prima conseguenza di questo fu un’impennata del Prime Rate negli anni successivi e un’analoga trasformazione delle condizioni dei mutui. Fino all’82 per acquistare un’abitazione era necessario stipulare un mutuo standard a 30 anni con un tasso fisso, ed un’anticipo di circa il 20% del valore dell’immobile, da questa data invece dopo che il congresso approvò l’Alternative Mortgage Transaction Parity Act che autorizzava casse di risparmio e istituti analoghi ad emettere prestiti a tasso variabile, anche nel mercato ipotecario.Poi gli ambienti legati alla banca d'affari Lazard Freres rilevarono la Fannie Mae, il più grande istituto di credito ipotecario, e l'attrezzarono per l'acquisto di titoli da tali istituti di credito. Con il ricavato di tali vendite questi istituti emettevano nuovi prestiti ipotecari. I cerchi concentrici continuarono ad allargarsi per assumere le dimensioni di una bolla speculativa immobiliare intorno al 1995. La Fannie cominciò ad immettere sul mercato i nuovi Mortgage-Backed Securities (MBS), prendendo i titoli ipotecari emessi da istituti di credito diversi, impacchettandoli ed emettendo su di essi gli MBS da piazzare agli investitori ad un certo tasso d'interesse. Il volume degli MBS rimase contenuto negli anni Ottanta, ma cominciò a lievitare negli anni Novanta ed ha finito per raggiungere oggi la bellezza di 6,3 mila miliardi di dollari. Parallelamente cominciò a svilupparsi il mercato subprime, qualcosa che sconfina nelle attività della malavita. I mutui subprime infatti hanno condizioni capestro: commissioni enormi, penali pesantissime e tassi da usura. A contrarli sono famiglie a reddito modesto che non possono offrire garanzie. La percentuale dei mutui subprime sul totale dei mutui è salita dal 7% del 2001 all'11% nel 2004 e al 20% nel 2006.Dopo il crac della bolla della New Economy, nel 2000, il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan decise 13 tagli ai tassi dei Federal Funds, tanto che nell'agosto 2003 essi scesero all'1%. Questa manovra abbassò i tassi d'interesse sui mutui.L'anticipo per l'acquisto di un immobile, che fino al 1982 era stato del 20%, fu progressivamente ridotto fino al 5% nel 2000. Poi è stato introdotto il sistema dei mutui “solo interessi”, dove l'acquirente gode di un periodo di grazia in cui paga solo gli interessi e non il capitale (quando poi scatta la prima rata di capitale di solito cominciano i grossi rischi d'insolvenza). Fino al 2001 furono meno del 4% gli americani che ricorsero a questo finanziamento facile. Nella prima metà del 2006 il 39% di tutti i mutui rientravano in quest'ultima categoria.Nel 2000 solo il 15% dei mutui subprima erano stipulati senza documentazione sul reddito, sull'occupazione e su altri dati del mutuante. Nel 2006 tra il 45 e il 50 per cento dei contratti subprime non comprendevano tale documentazione e molti mutuanti hanno vantato un reddito del 50% superiore a quello reale. Il volume del credito generalmente a rischio si stima sui 1500 miliardi di dollari, mentre il volume dei mutui subprime si stima sui 1200 miliardi di dollari.
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